martedì 16 dicembre 2008

Haiti

Mi trovavo nel sud di Hispaniola, nella regione di Pedernales, città prossima al confine con Haiti. Un ufficiale dominicano mi invitò ad una breve visita oltre frontiera, della durata di poche ore, senza passare dogana o mostrare passaporto. Insomma una infiltrazione in territorio straniero da semi-illegale! La proposta suonava molto 'il nostro agente all'Havana' e mi attirava. Lasciata l'auto in custodia sicura (i posteggiatori non mancavano) passammo a piedi la frontiera in una zona lontana dalla dogana, dove non c'era nemmeno un filo spinato, ma solo siepi di cacti spinosi! Dopo alcune
centinaia di metri entrammo in un altro mondo. La terra era di laterite rossa come in Gabon, le acacie basse erano quelle del Serengeti, le prime capanne che comparivano non erano più casette coloniali spagnole, ma assomigliavano a dei kraal zulu. Non eravamo più in una ex colonia spagnola, eravamo in Africa! Quel punto di transito di frontiera era un pertugio segreto, io ero diventato un Alice di nuovo genere e quello che stavo per visitare era un paese della meraviglia. Mentre la nostra visita proseguiva e ci addentravamo nel primo villaggio haitiano che io avessi mai visto, la mia meraviglia si trasformò presto in costernazione al vedere le condizioni misere in cui vivono gli haitiani. Il villaggio si chiamava
Anse-à-Pitre, nome che i dominicani dall'altra parte del confine
deformavano in 'Sapito' = `Ranocchio'. Ad un certo punto l'ufficiale
dominicano che mi aveva invitato a questa strampalata escursione si
rivelò per quello che era in realtà, cioè per un faccendiere in trasferta.
Questa persona altri non era infatti che un mediatore di lavoranti haitiani,
un caporale incaricato di contattare il suo omonimo haitiano, capo-villaggio o padrino locale, per concordare quanti manovali o agricoltori sottopagati potessero esfiltrare oltre confine alla prossima bisogna. In un magazzino polveroso del villaggio vidi pile di sacchi bianchi accatastati. Era riso donato dagli Usa ad Haiti, sacchi di iuta bianchi con sopra la stampigliatura azzurra 'donazione USA'. Era riso pregiato americano che anziché essere distribuito alla popolazione veniva venduto oltre confine per ricavarne pesos dominicani. Sulla via del ritorno cercavo di convincermi di non essere stato coinvolto a mia insaputa in una schifosa operazione di mercificazione di esseri umani, ma soltanto di esserne stato sfiorato.

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