mercoledì 29 luglio 2009

Israele: il sacro e il profano

Avete voglia di leggere un aneddoto di un mio viaggio in autobus in Israele? Il bus che da Gerusalemme doveva portarmi a Tel Aviv era giallo, rumoroso e coperto di polvere, i passeggeri erano studenti, turisti, donne anziane vestite di nero che portavano borse e fagotti, un paio di rabbini vestiti di nero, chiusi, diffidenti, silenziosi. Sul sedile al mio fianco si era sistemata una ragazza vestita di un abito scuro e dimesso, un fazzoletto sul capo, una faccia seria che sbucava da sotto il fazzoletto, gli occhi nascosti dietro un paio di occhiali scuri. Un mio tentativo di conversazione non era andato in porto quindi restammo in silenzio. Mentre ci lasciavamo alle spalle i paesaggi austeri, claustrali, fatti di pietra bianca e di vegetazione smorta, della città dei due popoli, delle tre religioni monolitiche e del turismo sepolcrale, mi venne da pensare che l’austerità di quei luoghi si rifletteva in fondo nella figura di quella giovane donna taciturna. Dopo un certo tempo il paesaggio cambiò, grandi bandiere con la stella di Davide sfilavano come ad una parata allineate lungo l’autostrada, a tratti si dibattevano al vento che soffiava da settentrione. Il sole era già alto sull’orizzonte, dall’aria si sentiva la vicinanza del mare. Ed ecco che nel contegno della ragazza seduta al mio fianco si produsse un cambiamento. Con un gesto deciso si sfilò il foulard scuro e liberò una bella cascata di capelli biondi, con un altro movimento di scatto si tolse gli occhiali, poi si voltò verso di me e fece un mezzo sorriso. Passò altro tempo, Tel Aviv non era lontana. La giovane si tolse con agio il soprabito scuro che pareva un pastrano come quelli che le donne turche indossano abbottonati fino al collo quando escono a fare la spesa, e apparve vestita di un pulloverino rosa sbracciato con orli bianchi ricamati sulle maniche ed una gloriosa scollatura sul davanti che mi fece galleggiare il cuore in petto. Avevo provato un'emozione simile giorni addietro, quando mi bagnai nel Mar Morto e rimasi a galleggiare supino sulla superficie dell'acqua come un coccodrillo rovesciato. Ora la ragazza tornò a sorridermi, poi finalmente una conversazione cominciò. Argomento: la dieta kosher! Una volta giunti alla stazione degli autobus di Tel Aviv ci salutammo e la guardai allontanarsi sulla banchina. Nella seconda capitale, secolare, tecnologica ed edonista, della nazione d’Israele, lo scenario umano era molto diverso da quello della millenaria, monastica, severa Gerusalemme. La giovane sconosciuta, ora completamente metamorfosata, sembrava pronta per essere scodellata sulla passeggiata del lungomare festaiolo di Tel Aviv, dove a una certa ora, al calare della notte e all’accendersi di luminarie che volevano imitare quelle di Las Vegas, in mezzo a una folla senza pensieri grevi, immagino si sarebbe infilata in una delle tante discoteche-techno del posto, per ballare con gli amici fino alle due del mattino.

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